CAGLI: “Mito a Taormina”
di Angelo CalabreseORIZZONTI LOGICI SEMPRE PIÙ LIBERI
La cifra stilistica di Corrado Cagli è quella dell’Uomo universale, cui aspira il suo multiforme ingegno. Questo significa che non gli è estraneo nessuno degli attraversamenti vissuti, superata la notte dei tempi, nel corso dei pochi millenni nei quali il primo prometeico interrogativo vivente, all’insorgere della coscienza, prese atto d’esserci al mondo. Da quel momento straziante ed illuminante insieme, il bipede eretto e pensante fu al bivio di fronte al Silenzio contro il quale s’ infrangevano i suoi interrogativi. Dubitò; fu viandante in cerca di risposte certificanti; s’inventò recinti edenici per sua colpa perduti. Fu sempre più consapevole della sua precarietà e oppose l’eternità alla sua finitezza, transitando tra le vichiane età degli dei, degli eroi e degli uomini, cercandosi nell’intangibile o nella concretezza della realtà possibile.
… Corrado Cagli, nutrito di classicità, di miti ancestrali, di civiltà di lettere delle scienze, vissute nel suo pensiero e nell’arte con profonda religiosità laica e con la consapevolezza che la materia è fatta di mistero, segue rotte perigliose…
… Tutta la sua opera è ormai oggetto di forti riletture che l’hanno restituita alla storia nella giusta dignità, per cui, se Klee vince Picasso, è Cagli a dominare il suo secolo con le intuizioni sulle quali ci siamo soffermati, esaltandone la lungimiranza.
Non esito pertanto a porre il genio Cagli, alto sulla piramide dei miti che egli stesso ha sancito a quelle svolte epocali, che ha riconosciuto o ha saputo antivedere con la sua chiaroveggenza. Nel nostro tempo il maestro si propone come Mito dell’arte che salva il mondo, ed è faro di eticità per il tempo a venire…