I Paesaggi dell’Anima
di Vittorio Sgarbi…Nei suoi grovigli immaginativi Rebora, cantore dell’irrevocabile presente, era maestro di analogie interiori; nel suo quotidiano mare di tutti proponeva felici identificazioni: “Mamma, zolla aria luce, /Papà, tronco puro severo, /Fratelli, miei rami mio nido, / Sorelle, mie foglie e mie gemme…”.
Pochi artisti sanno far poesia immergendosi nelle ore che agli uomini appartengono per ridonarle al palpito dell’emozione che immensifica la luce dell’intelligenza. In quella s’accendono i doni della comprensione e della partecipazione: un repentino tumulto di sensazioni variate nella sinfonia di colori e profumi, vivificati dall’energia del sole, non è più solo campo in tripudio e fogliame vibrante. Il pensiero giostra con le più varie metafore e una stupefacente amalgama di richiami sinestetici diventa identificazione situazionale. La pudicizia ritrova una cupida passione celata che si risveglia misteriosamente. Sannino dialoga con la natura che gli si svela e veleggia da un’intensa meraviglia verso confronti sentimentali. Quella felicità interiormente percepita in umane fattezze, non avrebbe senso se investigata in un’istantanea o in una messa in posa scritta con la luce che non ulteriorizza intrecci di pensieri esperti di vagare tra forme e colori di natura. Da quelli emerge tutta la vita nella sua proteiforme complessità. L’Arte sa infatti inventare profondi silenzi tra nuvole e prati: si fanno eloquenti a significare altre dimensioni tacite di tensioni emotive. In natura però anche le ombre, che sottolineano chissà quali taciti pensieri, propongono consolazioni…